Nel mio immaginario la Nuova Zelanda è sempre stata una meta sciistica e quindi da prendere in considerazione nella nostra estate, visto che nell’emisfero sud hanno le stagioni invertite. Nella programmazione della permanenza ho pianificato di girare almeno 5 stazioni sciistiche dell’isola del sud (per chi non lo sapesse la Nuova Zelanda è formata da 2 isole, isola del nord e isola del sud). La concezione che hanno delle stazioni sciistiche è totalmente diversa dalla nostra, la differenza più grande è che non esistono paesi di montagna dal quale partono gli impianti di risalita, infatti le stazioni sciistiche sono composte solitamente da: ristorante, noleggio sci, impianti di risalita. Questo vuol dire che per andare a sciare devi sempre prendere un mezzo di trasporto. Nelle migliori stazioni inoltre, troviamo qualcosa di molto utile per le famiglie, che purtroppo in Italia non ha ancora perso piede. Sto parlando del Children Care, cioè una struttura con personale qualificato dove poter lasciare per la giornata i propri figli che non sciano.


Vogli raccontarvi un aneddoto divertente che mi è successa nel parcheggio della stazione sciistica di Remrakables. Era il primo pomeriggio e avevamo parcheggiato la macchina nel piazzale adibito a parcheggio della stazione sciistica, andammo dentro al ristorante per berci un qualcosa di caldo e chiedere qualche informazione. Quando tornammo verso la macchina, notai un ragazzo che stava in ginocchioni sulla neve vicino alla ruota destra anteriore del nostro Van, da buon italiano subito ho pensato che mi volesse rubare una gomma o qualcosa di simile, quindi corsi verso di lui chiedendogli con voce seccata cosa stesse facendo…era la persona addetta alla sicurezza della macchine del parcheggio, che ha il compito di controllare il montaggio delle catene da neve sui pneumatici, quindi il povero ragazzo stava solo facendo il suo lavoro, tra l’altro molto utile.
Un’altra differenza che si può notare è l’enorme importanza che danno al free-ride e freestyle. Sulle cartine e sui siti internet delle stazioni si possono trovare le classificazioni dei free-ride: Black Diamond, Double Black Diamond, Triple Black Diamond. Spesso hanno delle vere e proprie zone delimitate per il free-ride con tanto di cancelletto di entrata.


Purtroppo molte volte le strade per arrivare in queste desolate stazioni sciistiche sono veramente degli zig zag pericolosi su strade improponibili non saltate e spesso senza guardrail. Altra nota dolente sono i prezzi, per le piste e i servizi offerti sono davvero troppo alti. Quindi per chiunque voglia andare a sciare in Nuova Zelanda sappiate che è un esperienza molto coinvolgente ed emozionante, ma non vi aspettate di sciare sulle dolomiti. Per fare un paragone, l’Abetone (stazione appenninica sciistica toscana) che certo non brilla per bellezza, se fosse in Nuova Zelanda sarebbe di gran lunga la migliore, la più grande e con i migliori servizi.

Detto questo comunque rispettammo il programma di sciare in almeno 5 comprensori. Nell’ordine furono: Coronet Peak (sede degli della nazionale americana di sci alpino in estate), The Remrakables, Treble Cone, sicuramente la migliore di tutte, con un ottima accademia per giovani promesse delle sci alpino provenienti da tutto il mondo in estate per allearsi su neve invernale in vista delle prime gare in Europa che iniziano Novembre, Mt Hutt, Porters.
Sapete cosa c’è che accumuna tutte le stazioni sciistiche che ho visitato: Il “Pappagufo”, questo è il modo mio e di Sara di chiamare il Kea un uccello tipo della Nuova Zelanda, visto la somiglianza sia al pappagallo che al gufo. Potete trovarne una foto nella galleria



