Tre amici: un guida, un fotografo e un avvocato; in comune? 500km in 4×4, 1500km in bici e 60km di trekking sulle strade e i sentieri della Patagonia argentina e cilena.
Tutto nacque in un pomeriggio di Marzo quando con un post di FB resi pubblica la decisione di avventurarmi in Patagonia in bici. Subito il mio amico di vecchia data Jody mi fece notare gentilmente di andare a quel paese, con un tono di sana invidia, non rendendosi conto che per realizzare questo sogno, averi dovuto preparami per mesi oltre che fisicamente anche logisticamente.
Il giorno seguente mi recai nel suo studio e davanti ad un immancabile caffè gli dissi: invece di chiacchierare perché non vieni con me? I suoi occhi cambiarono luce, la sua espressione era un misto di incredulità, paura e follia, in un attimo gli avevo dato la possibilità di avere un obbiettivo per il quale lottare.
Avevo già capito: non sarei partito solo. Ma le sorprese non erano finite, passato qualche giorno mi incontrai nuovamente con Jody per iniziare ad organizzare allenamenti, tappe di viaggio e altre milioni di cose. Tra un appunto e l’altro mi chiese se avrei potuto allenare un fotografo professionista per farlo venire con noi in viaggio.
Io gli risposi che avrebbe dovuto allenarsi con me per 8 mesi. Detto fatto Gabriele Debetto si presentò da me una sera di Aprile dicendomi voglio farcela, allenami. Nacque subito una grande intesa e da quel momento il team era deciso: una guida, un fotografo, un avvocato.
L’atterraggio a Bariloche? un piacevole risveglio da quello che io chiamo spazio temporale dei viaggi intercontinentali, una sorta di macchina del tempo nella quale entri nel momento che ti dirigi all’aeroporto, e dalla quale esci solo quando esci dall’aereo.
Con noi, tre scatoloni contenenti le bici, più un’altro di attrezzature comuni, che in seguito avremmo dovuto spartirci nelle borse da viaggio da attaccare alle bici.
Usciamo dall’aeroporto ed ecco apparire Guillermo con la sua “banda” composta da lui ed altri 2 simpatici ragazzacci patagonici: Mario e Eduardo
Per i primi 3 giorni gireremo la patagonia argentina con due 4×4 e tutto l’equipaggiamento caricato sui possenti mezzi.
Infatti avevo organizzato dall’Italia che per i primi tre giorni avremo fatto un vero Overland, guidati da persone autoctone con una forte passione per l’avventura. Guardando il programma non si poteva dire certo contrario. Niente riposo dalle 18 ore di volo con scalo, ma subito in macchina e partenza per la “meseta”.
La meseta, che vuol dire altopiano, è uno dei tre ambienti dei quali è composta la patagonia argentina. Gli altri 2 sono le ande e il deserto.
Dopo i primi 10km la sintonia con i 3 ragazzacci patagonici è già molto alta, io sono in macchina con Guillermo, mentre Jody e Gabriele sono nell’altro fuoristrada con Mario e Eduardo
Sono da poco passate le 2 del pomeriggio, quando per pranzo ci fermiamo in riva ad un fiume per mangiare dei buonissimi Tacos preparati per noi da un amico di Guillermo accompagnata da un ottima birra artigianale.
Riprendiamo il cammino in direzione di “Pedra Alta”, Una pietra enorme isolata in mezzo della meseta. Qui passeremo la notte accampati con la nostra tenda in riva ad un laghetto perfetto anche per un bel bagno rinfrescate.
L’acqua è veramente fredda e io stento a tuffarmi mentre Gabri mi sprona e cerca di farmi un video. Prendo coraggio e mi tuffo, nuotando immediatamente per cercare di riscaldarmi.
Appena uscito dall’acqua il vento impiega meno di 5 minuti ad asciugarmi completamente, evitandomi una congestione.
Sono ormai le sette e decidiamo di iniziare a montare le bici per liberarci degli scatoloni e distribuire i bagagli sulle bici.
Una volta terminato ci sarà un premio per noi: Asado di Agnello e pane fritto, cucinato direttamente sul fuoco in maniera magistrale da Guillermo.
Hanno pensato a proprio tutto: brace, deliziosa carne e sistema per ricaricare I Devices integrato alla macchina, sono eccezionali.
La stanchezza inizia a farsi sentire quindi decidiamo di salutare la compagnia e coricarci nella nostra tenda.
Prima di addormentarci Gabri organizza un light painting, mentre noi finiamo di montare la tenda.
Finalmente dopo 10 mesi di attesa, passiamo la nostra prima notte in Patagonia.
Il 12 di Gennaio sarà la nostra prima giornata intera in Patagonia. Ci alziamo e Guillermo è già li che prepara la colazione: Cordero della sera prima, uova e pane fritto. Una bomba energetica per recuperare le forze in fretta. La giornata in 4×4 sarà molto lunga e ci condurrà nel cuore del deserto patagonico (il settimo al ,mondo per superficie) Il silenzio e la solitudine ci accompagneranno tutto il giorno. L’appuntamento con la storia e l’archeologia non tarda ad arrivare, infatti giungiamo , a nord est di Chubut dove è stato scoperto il fossile del pomodoro più antico del mondo, risalente a 50milioni di anni fa, che dice che assomigli al Tomaco, il mix tra pomodoro e tabacco inventato da Homer Simpson. La zona viene chiamata dagli scienziati “Laguna del Hunco” è di circa 5 ettari e si formò dalla caldera di un “Super Vulcano” di 35km di diametro, più o meno come Yellowstone oggi. Ci addentriamo a piedi in una stretta valle, fino a quando iniziamo ad incontrare pietre di tutte le dimensioni, ognuna potenzialmente contenete il fossile di una pianta. La zona è veramente piena di fossili di piante, solo io ne incontro 10. Purtroppo non essendo un esperto e sinceramente nemmeno un appassionato della materia, apprezzare tutto questo, se non per la bellezza del paesaggio, è difficile.

Rimontiamo suoi nostri 4×4 e proseguiamo verso sud, il paesaggio inizia a mutare ancora una volta, ora sembra di essere in un cartone animato di willy il coyote, infatti stiamo attraversando la zona dei canyon, formazioni rocciose imponenti sembrano volermi dire: Heii attenzione qui è dove è nato il mondo. Sento chiaramente dentro di me il sentimento di rispetto crescere a dismisura tanto da avere quasi paura a fare troppe fotografie per non banalizzare cotanta bellezza.
Giungiamo in un luogo magico chiamato “Piedra Parada” diventato area protetta. Appassionati di arrampicata su roccia, arrivano qui da tutto il mondo per destreggiarsi tra le tante “vie” presenti. Pensate che ci sono ben 27 pareti, naturali di tutte le difficoltà, pronte per essere scalate.
La cosa incredibile di questo luogo magico, è come geologia e climbing convivano perfettamente, arricchendosi l’uno con l’altra . Ad attenderci c’è la sorella di Eduardo, professoressa di storia e profonda conoscitrice della zona. Con lei facciamo una passeggiata culturale di circa 2 ore, all’interno del Canyon. Pare che la valle sia una antica caldera di vulcano, testimone di un processo geologico lungo 50anni, inoltre secondo uno studio del 1979, questa zona era abitata già 5070 anni fa. Inimmaginabile, come impressionante pensare che la “Pedra Parada” ha visto passare sotto i propri occhi, praticamente l’intera evoluzione umana.
All’ombra della Piedra-Parada di ritorno dalla nostra escursione, ad aspettarci i nostri tre amici intenti a preparare una cena patagonica, con antipasto di crostini di avocado e salsiccia, bistecche di manzo con pomodori come main course.
Dopo aver provato la bici per qualche metro, decidiamo di spostarci nuovamente per avvicinarci al confine con il Cile. Alle 11pm, ormai buio da un po’ arriviamo nella cittadina di Esquel, dove ci fermiamo in campeggio. Montaggio tenda, doccia, e a letto. Domattina sveglia all’alba per essere presto al confine.
Ci alziamo di buon ora per arrivare al confine con il Cile verso le 8:30. I controlli sono lunghi e noi abbiamo da prendere un traghetto alle 5 del pomeriggio. Alla dogana ci fanno compilare un modulo dove devi dichiarare se, con te, hai o meno frutta, verdura, semi, piante ecc..insomma qualsiasi cosa possa alterare l’equilibrio ambientale e agricolo cileno. Inoltre se con te hai più di 10000 dollari americani li devi dichiarare. Anche i mezzi di trasporto propri devono essere dichiarati e noi avendo le nostre bici dobbiamo barrare l’apposita casella. Prima di darmi il visto mi fanno entrare in una stanza, dove mi chiedono la marca, il modello della bici e il numero di telaio, che ovviamente non mi ricordo, per fortuna bastano la marca e il modello. Visto turistico valido per 3 mesi rilasciato.
Poco dopo essere entranti in Cile arriviamo alla ridente cittadina di Futaleufu famosa per l’omonimo fiume, considerato uno dei migliore siti al mondo per fare rafting. Peccato non abbiamo temo, quindi giusto il tempo di un caffè, cambiare gli Euro in Pesos Cileni e via verso ovest. Stiamo per mettere piede sulla famosa Carretera Austral, ho meglio stiamo per incrociarla per un momento, visto che tecnicamente per arrivare a Raul Mari Balmaceda, da dove ci imbarcheremo per Melinka, percorreremo la strada in direzione ovest, che incrocia la Carretera, che invece corre verso sud.
Gabri ci fa fermare ogni 10 metri per fare foto. Ad un certo punto Guillermo ci fa notare che di questo passo perderemo il traghetto. OK da questo momento si tira dritto fino a destinazione.
I panorami sono magici, in alcuni momenti sembra di essere nel film Jurassik Park. Enormi felci fanno capolino sulla strada ricoperta di ripio, che dobbiamo percorrere al ritroso tra due giorni.
Alle ore 16:05 arriviamo a Raul Marin Balmaceda, in tempo per armare le bici con le borse salutare i nostri amici e montare sul traghetto. Un momento quale traghetto? Alle 17:00 come scritto sul sito della compagnia, non ci sarà nessun traghetto il primo parte alle 9 di domani, per poi riprenderlo alle 3:30 di notte da Melinka, per essere alle 8:00 del 15 Gennaio di nuovo a Raul Marin, pronti e belli risposati per iniziare a pedalare. Questo è il programma che ho improvvisato per non iniziare subito a perdere giorni di bici. Quindi non ci resta da fare che cercare un camping, montare la tenda , salutare i nostri amici, cenare e andare a letto.
Dopo aver montato la tenda, andiamo in cerca di un posticino dove mangiare, ovviamente l’unico bar ristorante è chiuso, quindi chiediamo ad una ragazzo del posto di passaggio, dove possiamo mangiare. Sorprendentemente fa una telefonata e ci trova dove cibarsi. Arriviamo a casa di una signora, nascosta in una minuscola strada, Entriamo e la situazione appare meno grave del previsto. Ci sono altre persone ospiti a cena. La cucina è semplice ma accettabile. Pesce riso e naturalmente birra.
Parliamo del più e del meno con le persone seduto agli altri tavoli, scoprendo le oro nazionalità: Australiana, Cilena, Tedesca . Quando raccontiamo il nostro programma ci guardano come si guarda uno squilibrato che delira. Non so se sentirmi onorato o offeso da quegli sguardi, ma che importa, l’importante ora è pagare ed andare a letto e così facciamo, ponendo fine alla prima parte del viaggio, quella che dalla Patagonia argentina ci ha portato in Patagonia cilena, in una parola: OVERLAND. Da domani inizierà la seconda parte del viaggio: IL BIKEPACKING


