Dopo essere tornato dall’estenuante quanto meraviglioso viaggio in Patagonia, ho deciso di rimettermi subito in gioco. Questa volta se possibille ancora più intesamenete, non tanto fisicamenrte quanto umananmente e mentalmente. Infatti il mio obbiettivo era partire da Nairobi, capitale caotica del Kenya, e spingermi con la mia bicicletta caricata in stile bikepacking, attraverso le terre selvaggie dei masai, passando in alcune scuole povere a portare qualche misero aiuto come pasta, riso, pane, qualche penna, quaderni e poco altro. Il viaggio prevedeva un safari al parco simbolo del kenya per vedere i famosi Big 5: Elefante, Bufalo, Leone, Leopardo, rinnoceronte. Così dopo tante peripezie giunsi al famoso Masai Mara in bici,
dove ovviamnete puoi entare solo in 4×4. Ma non ero ancora sazio e soddisfatto e così mi sono spinto fino in Tanzania, arrivando alle falde del Kilimanjaro in bici per poi andare a fare un altro safari, questa volta nel NgoroNgoro National Park. Prima di tornare a Nairobi per volare in Italia, non potevo farmi mancare il non plus ultra, il luogo che ha ispirato così tanti documentari: Il Serengeti National Park. Alla fine ho percorso quasi 1800 km in bici tra villaggi sperduti e altipiani desolati. Mi sono trovato sulla rotta di caccia dei guerrieri Masai del Kenya che andavano a vendicare un torto subito dai “cugini” guerrieri dei Masai della Tanzania. Ho capito che per questo incredibile popolo i confini non esistono e che il loro valore morale viene misurato in base al numero di mucche possedute. Ho dormito in una tenda traballante nel Masai Mara, con iene, ippopotami e leoni che di notte emanavano i loro spaventosi richiami, passeggiando a due metri dalla mia tenda, e quando dico due metri intendo due metri reali…Per quasi un mese sono stato ricoperto del più forte Autan in circolazione per proteggermi dalla malaria. Ho testato con mano e tanta paura, alla frontiera con la Tanzania, la corruzione che vige in Kenya, ho imparato a non fidarmi di nessuno, specialmente di coloro che sorridono e ti dicono che pensano a tutto loro. Il mio istinto mi ha tolto dai guai e fatto eviatare alcune sitazioni potenzialmente pericolose.
Il risutato è stato un viaggio in bici a dir poco estremo, da dove ho imparato moltissimo, dove sono cresciuto sia come atleta extreme che come viaggiatore. Una cosa è certa in Tanzania ci tornerò presto in Kenya no.
Il resto del racconto del mio viaggio lo lascio alla galleria fotografica.